Il valore positivo del confronto: Una riflessione verso le elezioni del 4 maggio
In questi ultimi giorni mi è capitato di confrontarmi spesso con le persone, parlando del passato recente, del presente e del futuro della città di Trento.
Non tutti hanno le stesse idee ed aspettative ed i dialoghi che si sono creati sono stati tutti costruttivi e si sono svolti sempre nel rispetto delle persone, delle idee, anche se a volte le mie erano in una direzione e quelle del mio interlocutore o interlocutrice in un’altra.
Un confronto e non uno scontro. Portare avanti le proprie idee e non urlare, affrontare le varie sfaccettature dell’argomento trattato e non contrapporsi a partito preso per dimostrare di aver ragione o dimostrare che l’interlocutore ha torto.
Devo dire che questa esperienza mi sta piacendo molto perché fa emergere il bello della politica e non solo
- attacchi a testa bassa,
- evidenza a tutti i costi di situazioni che sembrano critiche solo per il modo in cui vengono presentate,
- mancanza di proposte reali ed applicabili, ma solo slogan per fare effetto.
Chi più urla sembra avere ragione, chi più attacca e più colpisce in maniera sconsiderata, spera di ottenere un effetto devastante e di primeggiare.
Nella mia esperienza di questi giorni ho invece trovato persone che non urlano, non attaccano, ma espongono le loro idee ed ascoltano le tue.
Quando avevo 16 anni ho avuto la fortuna di partecipare, nella valle bresciana dove allora abitavo, a dei momenti formativi organizzati dal partito a cui mi ero, con l’autorizzazione dei miei genitori, iscritto e di cui condividevo le idee: la Democrazia Cristiana.
Erano momenti formativi dedicati a giovani e giovanissimi. Era la fine degli anni settanta e il periodo politico sicuramente stava piano piano evolvendosi e prendendo varie direzioni non certamente tranquille.
Era un periodo con molte criticità e molta violenza, ma in questi momenti formativi ci veniva spiegata l’importanza del dialogo, del saper ascoltare i propri interlocutori, del non voler aver ragione a tutti i costi, ma nel contempo di sostenere in maniera corretta le proprie idee e riconoscere che magari alcune di esse potevano essere sbagliate e di conseguenza accettare anche le critiche. Ci insegnavano il valore del lavorare per il bene delle proprie comunità, del capire quale era il significato di essere amministratori pubblici nel rispetto dell’opposizione o delle maggioranze, indipendentemente che si facesse parte delle prime o delle seconde.
Fu un cammino durato vari anni e che successivamente mi è servito nella vita di tutti i giorni e nelle mie attività per meglio confrontarmi con gli altri, capendo che la condivisione delle idee è certamente più costruttiva che la “non condivisione”, del valore nel rimanere fermi sulle proprie idee, ma anche nell’accettare che alcune idee possono essere sbagliate e di conseguenza modificare le proprie convinzioni.
Sono ormai passati all’incirca 45 anni da allora, e quest’anno mi è stato chiesto se avevo voglia di mettermi a disposizione di CAMPOBASE, partito di cui condivido le idee ed i valori, ed ho accettato.
E la mia accettazione a candidarmi come consigliere comunale mi ha riportato alla mente gli insegnamenti ricevuti ed i valori che mi sono stati proposti, e voglio precisare che non si tratta di valori economici, ma valori morali. Sappiamo tutti che la politica viene spesso vista come un qualcosa di negativo e l’impegno politico come una sistemazione, invece a me è stato insegnato, e ritengo che questo sia il valore fondamentale, che la politica è mettersi a disposizione per il bene comune, utilizzare il proprio tempo per far crescere la comunità. Può anche essere che a volte si sbagli, ma questo errore non deve essere visto come un fallimento, ma come un ostacolo che non si è ancora riusciti a superare completamente. Dagli errori dobbiamo trarre insegnamento e capire come migliorare.
Gli anni passati possono aver portato l’attuale amministrazione a qualche errore, ma ripeto e sottolineo che in ogni ambito è presente la possibilità di sbagliare qualcosa, ma questo non vuol dire che tutto sia negativo. Si deve guardare alla globalità di quanto fatto e magari può capitare che il reale impegno non venga percepito completamente, ma questo non è un fallimento è solo una visione parziale di quanto fatto.
È logico non si possono accontentare tutte le persone, tutte le idee, tutte le necessità.
Mi è capitato di sentir parlare in negativo delle ciclabili da una persona e subito dopo in positivo delle ciclabili da un’altra persona.
Mi è capitato di sentir parlare dei problemi di viabilità di Trento, problemi che esistono e ne siamo tutti consapevoli, ma anche dei problemi che coinvolgono la viabilità esterna alla città di Trento, ovvero non risolvibili dall’Amministrazione Comunale in quanto di competenza di alti soggetti/enti.
Mi è capitato di sentir parlare dei servizi di trasporto pubblico che non funzionano e dei servizi del trasporto pubblico che rispetto ad altre città funzionano benissimo.
Ecco questa è la realtà con la quale ci si confronta quotidianamente. Se esistesse una ricetta applicabile facilmente a tutti i casi, problemi e difficoltà, saremmo a posto. Ma probabilmente quella ricetta non esiste. Non può esistere una ricetta che soddisfi chiunque. Qualcuno sarà più contento, qualcuno più scontento. L’importante è che, sia nel primo caso, che nel secondo, si manifestino le proprie opinioni in maniera educata, nel confronto, nella discussione pacata, nel rispetto dell’altro. Dobbiamo fuggire dalla voglia di farci notare solo perché urliamo più forte degli altri, perché insultiamo più degli altri, perché riteniamo di avere la verità in tasca, mentre gli altri hanno solo torto.
Questo è quanto avevo appreso allora e ritengo sia importante sottolinearlo oggi.
Allora era il periodo del terrorismo, dei rapimenti e delle uccisioni a sangue freddo di persone che la pensavano in maniera differente, era il periodo delle bombe, delle stragi e ci veniva insegnato che solo il dialogo ed il rispetto all’altro avrebbe potuto cambiare questa situazione.
Oggi, per fortuna, il clima politico e sociale sono differenti, ma dobbiamo ricordarci che solo con il rispetto dell’avversario e con il dialogo possiamo crescere come comunità.
[nb. in copertina la tessera che mi venne rilasciata al raggiungimento della maggiore età e che ancora conservo a ricordo di un periodo di crescita personale]